Picchia suore per soldi offerte

auto carabinieri

Napoli, 57enne arrestato per estorsione
Da circa due mesi minacciava e malmenava le suore di un santuario di Napoli per constringerle a consegnargli i soldi delle offerte. Vincenzo Stanzione, 57 anni, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di estorsione. Secondo quanto ricostruito dai militari, l’uomo ogni due giorni si presentava al santuario per impossessarsi del denaro lasciato dai fedeli.

Tratto da www. tgcom24.mediaset.it

Far west nel Vercellese, assaltano caveau poi scappano sparando ai carabinieri

Assalto con ruspa
Colpo all’istituto Fidelitas di Quinto Vercellese. I banditi, per coprire la fuga, hanno dato fuoco ad almeno cinque automobili
Un commando di una decina di banditi, che aveva tentato senza successo di assaltare il caveau dell’istituto di vigilanza Fidelitas di Quinto Vercellese con una ruspa, ha ingaggiato una sparatoria con i carabinieri intervenuti sul posto. Dopo lo scontro a fuoco, i malviventi hanno dato fuoco ad alcune auto, almeno cinque, per coprirsi la fuga e sono riusciti a far perdere le tracce.
A dare l’allarme ai militari dell’Arma sarebbe stato un vigilante dell’istituto stesso. I malviventi si sono presentati con un camion, dal quale hanno scaricato la ruspa con cui hanno tentato di demolire il muro di cinta e raggiungere il caveau, dove è custodita un’ingente somma di denaro.

Incendiate almeno 5 auto – Sono almeno cinque le auto incendiate nella notte dai banditi. Si tratta di auto posizionate apposta dai malviventi per evitare di essere seguiti e non di vetture parcheggiate. Con questo stratagemma la banda ha bloccato tutte le strade di accesso al paese: quelle per Villata, Collobiana, Olcenengo e Biandrate.

Sbagliato il lato, niente bottino – L’assalto è fallito, e dunque non è stato prelevato nulla, perché la banda ha sbagliato il lato dell’edificio in cui si trova il caveau.
Tratto da www. tgcom24.mediaset.it

Madre surrogata, da Strasburgo condanna all’Italia

madre surrogata

Tolto ingiustamente un bambino a una coppia: anche senza legame biologico è comunque loro figlio
L’Italia ha violato il diritto di una coppia sposata a poter riconoscere come proprio figlio un bambino senza nessun legame biologico con i due, nato in Russia da una madre surrogata: a stabilirlo è la Corte dei diritti umani di Strasburgo. Il nostro Paese è stato condannato per non aver dimostrato che l’allontanamento del bambino dalla coppia era necessario.
La decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo riguarda il ricorso presentato a Strasburgo nel 2012 da una coppia di Colletorto (provincia di Campobasso), che dopo aver tentato la fertilizzazione in vitro con i propri gameti in Italia, decidono di andare in Russia per ricorrere alla maternita’ sostitutiva, dove la pratica e’ legale. Nel marzo 2011 nasce un bimbo riconosciuto dalle autorita’ russe e iscritto all’anagrafe di Mosca come figlio legittimo della coppia.

Tornati a casa, i coniugi chiedono la trascrizione dell’atto di nascita del piccolo nell’anagrafe italiana, ma nell’agosto 2011 viene rifiutata. Le autorità ritengono che il certificato di nascita russo contenga informazioni false sulla vera identità dei genitori del piccolo. In seguito con varie decisioni i tribunali italiani, avendo anche eseguito un test del Dna da cui non risulta alcun legame biologico tra padre e figlio, dichiarano il piccolo in stato d’abbandono e lo affidano ad una famiglia d’accoglienza, e stabiliscono che la coppia di Colletorto non deve avere più alcun contatto col bambino, e che non possono adottarlo.

La Corte di Strasburgo dichiara che la sentenza sulla coppia italiana, e la violazione del loro diritto al rispetto della vita familiare e privata, non riguarda la questione delle madri surrogate ma la decisione dei tribunali italiani di allontanare il bambino e affidarlo ai servizi sociali.

La Corte evidenzia tuttavia che la violazione subita dai coniugi “non deve essere intesa come un obbligo dello Stato italiano a restituire il bambino alla coppia”. Questo perche’ “il piccolo ha indubbiamente sviluppato dei legami emotivi con la famiglia d’accoglienza con cui vive dal 2013”. L’unico obbligo per l’Italia è di pagare alla coppia 20mila euro per danni morali e 10mila euro per le spese processuali sostenute.

Tratto da www. tgcom24.mediaset.it

Pavia, 55enne segregata in casa e denutrita: fermato il convivente

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 Laura Carla Lodola è stata trovata dai volontari della Croce rossa in condizioni disperate. Si trova in fin di vita in ospedale

Segregata in casa dal convivente e tenuta in uno stato di denutrizione, una 55enne è stata salvata dalla polizia a Pavia. La donna, del peso ormai di poco superiore ai 15 chili, è stata ricoverata in ospedale ma, secondo quanto riporta il quotidiano “la Provincia pavese”, è in fin di vita. E’ stato proprio il convivente della donna a chiamare il 118 chiedendo soccorso: l’uomo è stato arrestato con l’accusa di abbandono di incapace.
La vicenda è iniziata ieri mattina verso le sei meno un quarto quando Antonio Calandrini, 60 anni, ha chiesto l’intervento di un’ambulanza perché la sua convivente, Laura Carla Lodola, 55 anni, era priva di conoscenza e non si muoveva. I volontari della Croce Rossa accorsi sul posto si sono trovati davanti a una scena raccapricciante.

La donna era ridotta a uno scheletro, coperta di piaghe da decubito e costretta a letto forse da anni, in condizioni igieniche disastrose e con un’alimentazione pressoché inesistente. “Sembrava una piccola mummia rattrappita”, spiega un’operatore sanitario. I paramedici l’hanno caricata sull’ambulanza e trasportata al pronto soccorso dove il personale medico si è immediatamente reso conto che le condizioni della donna erano disperate. La 55enne si trovava in fin di vita.

L’appartamento è stato sequestrato dalla magistratura e gli investigatori della squadra mobile hanno interrogato per ore il convivente Antonio Calandrini. L’obiettivo degli inquirenti è capire se l’uomo abbia costretto la compagna a vivere in quelle condizioni al limite della sopravvivenza.

Tratto da www. tgcom24.mediaset.it

Tripoli, terroristi dell’Isis assaltano hotel: otto i morti di cui cinque stranieri

 

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Quando il commando, probabilmente composto da 4 persone, si è reso conto di non avere più scampo, si è fatto esplodere
Uomini armati hanno ucciso 3 guardie di sicurezza libiche e 5 stranieri all’hotel Corinthia di Tripoli. Un tweet diffuso da un gruppo affiliato all’Isis comunica che l’obiettivo erano “diplomatici esteri”. I terroristi avrebbero in un primo momento sequestrato alcuni ostaggi, poi liberati. Tutti gli italiani ospiti dell’albergo sarebbero illesi. I terroristi, probabilmente 4, dopo essersi resi conto di non avere più scampo, si sono fatti esplodere.
Il premier del governo parallelo libico obiettivo dell’attacco- L’Hotel Corinthia ospita il premier del governo parallelo libico autoproclamatosi a Tripoli, Omar Al Hassi. E secondo fonti maltesi, sarebbe stato proprio il premier l’obiettivo del commando che, dopo aver fatto esplodere un’autobomba nel parcheggio, è entrato sparando nella lobby dell’albergo. Hassi però è riuscito a sfuggire all’agguato, scappando dal retro dell’hotel.

Mogherini: riprovevole atto terrorismo – “L’attacco all’hotel Corinthia è un altro atto riprovevole di terrorismo che porta un duro colpo agli sforzi per portare pace e stabilità in Libia”. Questo il commento a caldo dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. “L’Ue esprime solidarietà alle vittime e alle loro famiglie – prosegue – e sostiene fermamente gli sforzi dell’Onu per portare una soluzione politica basata sul rispetto e sul dialogo. Non si deve permettere a tali attacchi di minare il processo politico”.

Gentiloni:”Tentativo di boicottare negoziati” – “L’attentato all’hotel di Tripoli è un tentativo di boicottare, danneggiare e influenzare negativamente gli sforzi in corso a Ginevra per riconciliare le parti in conflitto in Libia”. Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a Rabat: si tratta di “un ulteriore sintomo della pericolosità della situazione nella regione”.

La Farnesina e i servizi di intelligence “stanno monitorando in queste ore le condizioni di sicurezza a Tripoli”, ha quindi spiegato Gentiloni, a proposito dell’ambasciata italiana nella capitale libica. “Teniamo costantemente la situazione sotto controllo”, ha aggiunto.

Tratto da www. tgcom24.mediaset.it

Papa Francesco nelle Filippine: “Non si uccide in nome di Dio, ma non ridicolizzare fede”

Pope Francis visits Philippines

Bergoglio saluta lo Sri Lanka e sbarca a Manila. “Preoccupato per incolumità fedeli”
Non si uccide in nome di Dio ma non si ridicolizza la fede altui. E’ il messaggio del Papa che, dall’aereo che lo sta portando dallo Sri Lanka alle Filippine, incalzato dai cronisti, torna a parlare del terrore dei giorni scorsi a Parigi. “Essere miti, umili non aggressivi” – è il messaggio del Papa – è “miglior modo per rispondere” a minacce di attentati. Il Papa è “preoccupato per l’incolumità dei fedeli”, per sé ha paura ma anche “una sana incoscienza” e ha paura del dolore fisico. “La libertà di religione” – ha detto ancora Francesco – è essenziale, e “non si uccide in nome di Dio”. La “libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere”. Neppure “si offende la religione”, ma in questo caso “non si reagisce con violenza”.

Libera espressione sì, “ma se il mio amico Gasbarri dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno”. Così il Papa, in volo verso Manila, ha spiegato il “limite” alla libertà di espressione: la fede non sia ridicolizzata. Non si “giocattolizza la religione degli altri”.

Gli organizzatori hanno calcolato in due milioni le persone che hanno accolto il Papa al suo arrivo a Manila, sia in aeroporto che lungo le strade. Lo ha detto il portavoce padre Federico Lombardi.

“Forse è una mancanza di rispetto – ha risposto il Papa a una domanda sui kamikaze e sui bimbi usati come kamikaze – ma credo che in ogni attacco suicida c’è qualcosa di squilibrio mentale e umano, c’è qualcosa che non va nelle persone, nel senso che danno alla propria vita e a quella degli altri. Sì, il kamikaze dà la propria vita, ma non la dà bene, i missionari per esempio danno la propria vita ma per costruire, quando si dà la vita per distruggere c’è qualcosa che non va”.

Saluto allo Sri Lanka – “Dio benedica e protegga lo Sri Lanka”. Con questo tweet Papa Francesco ha salutato il Paese asiatico per proseguire il suo viaggio che lo ha visto sbarcare a Manila nelle Filippine. Una volta sceso dalla scaletta è stato il presidente del Paese, Aquino III, ad accoglierlo. All’aeroporto di Manila un’accoglienza calorosa con centinaia di giovani che cantano e ballano. Folla sterminata ad accogliere Francesco anche nelle zone subito fuori dall’aeroporto, inquadrate dalle immagini del Ctv, il Centro televisivo vaticano. Molti i sacerdoti e i vescovi, tra i quali l’arcivescovo di Manila, il cardinal Luis Antonio Tagle. Si sono salutati con un forte abbraccio e grandi sorrisi. Tira un forte vento e appena il Papa si è affacciato dal portellone dell’aereo è volata la papalina. Anche a Manila, come era già accaduto all’aeroporto di Colombo in Sri Lanka, due bambini hanno offerto al Papa un omaggio floreale, con fiori banchi e gialli, i colori del Vaticano.

Papa in Sri Lanka: nel cuore del conflitto etnico,”pace”
di Giovanna Chirri

Non è facile imparare a perdonare, e perdonarsi, dopo aver visto, subito o anche compiuto tanta violenza, come quella che per decenni ha opposto tamil e cingalesi. Prima condizione è non dimenticare il “sangue sparso”. Ma soprattutto bisogna lavorare per una “riconciliazione più grande, in cui il balsamo del perdono e della misericordia possa portare tutti alla guarigione”. Papa Francesco ha nuovamente indicato la strada della verità, dell’ammissione degli errori, e della reciproca riconciliazione come via per far passare lo Sri Lanka dalla assenza di guerra a una pace vera. Lo ha fatto nel santuario di Madhu, nella zona di Mannar, a nord del Paese, nelle province dove i tamil avevano cominciato a concentrarsi a partire dagli anni Sessanta. Lì dal 2007 al 2009 si è svolta la fase più cruenta del conflitto, con l’esercito governativo che ha annientato le “tigri”, ma ha poi militarizzato la regione, violando una serie di diritti umani dei civili, come documentano Ong, una commissione di inchiesta e vari rapporti dello Osservatorio internazionale sui diritti umani. Madhu è un luogo frequentato non solo da cristiani, e simbolico per questi ultimi giacché dalla sua origine ha assistito tra l’altro nel 1544 alla persecuzione anticristiana da parte del re di Jaffna, alla persecuzione, nel Sei-Settecento, dei calvinisti olandesi contro i cattolici e, da ultimo è stato, dal 1990 campo profughi per gli sfollati del conflitto, zona demilitarizzata ma comunque coinvolta in combattimenti furiosi. Nel santuario, riaperto al culto nel 2010, papa Francesco è giunto nel pomeriggio, in elicottero da Colombo, ed è stato accolto da una folla grande, capace di passare dalla festa alla preghiera, grazie al modo composto e sincero di accogliere l’ospite con danze e ghirlande di fiori, ai canti sacri. Anche dolenti e come pensosi, simili a quelli che la notte scorsa hanno accompagnato centinaia di migliaia di fedeli lungo il litorale dell’Oceano Indiano, per raggiungere il luogo della canonizzazione del primo santo di qui, Giuseppe Vaz.

A Madhu il compito di salutare papa Francesco è stato assolto da mons. Joseph Rayappu, il vescovo di Mannar che ha sempre difeso i diritti dei tamil e ha anche reso testimonianza davanti alla Commissione per la riconciliazione nazionale. I due giorni nell’ex Ceylon, – ieri con l’appello ai leader religiosi a non essere “equivoci” contro le violenze in nome di Dio, e oggi con la reiterazione dell’appello a “riconciliazione, giustizia e pace”, – sono quasi una scuola per l’uomo contemporaneo, chiunque egli chiami Dio, per costruire una vera fratellanza, che cambi la vita dei popoli e delle persone. Un modo di essere uomini, e perciò capaci di curare le ferite più purulente, che il Papa considera l’unico possibile per pacificare il mondo. Come al mattino, nella messa con più di cinquecentomila persone lungo l’oceano, anche nel pomeriggio nel piccolo santuario bianco su cui svettano le bandiere blu dello Sri Lanka, davanti a circa 300mila persone, il Papa oggi ha parlato attraverso la preghiera, – presenti un gruppo di famiglie sia tamil che cingalesi duramente provate dalle ostilità – tenendo anche in mano per diversi minuti la statuetta della Vergine di Madhu. Ciò non toglie che la sintonia provata nei confronti del neopresidente Sirisena – eletto a sorpresa anche dalle minoranze e da tutti gli srilankesi stanchi anche dei metodi arroganti del predecessore Rajapaksa e della incuranza di questi per i problemi di una vera pacificazione – possa sostenere anche la azione della Chiesa srilankese e della diplomazia del Papa, per questi obiettivi, che accomunano il piccolo e per molti lontano Sri Lanka ai grandi e ai piccoli di ogni angolo del pianeta. Papa Francesco neppure oggi ha rinunciato ai fuori programma, e ha visitato il monaco buddista Banagala Upatissa, che lo aveva invitato ieri, e ha incontrato i vescovi del Paese, ai quali ieri aveva cancellato un incontro conviviale.
Tratto da www. ansa.it

Aggredito con acido, secondo i pm lei tentò di evirare un ex

Nuova accusa per la donna arrestata insieme all’amante
È stata formalizzata una nuova accusa a carico di Martina Levato, la donna bocconiana arrestata lo scorso 28 dicembre con l’amante Alexander Boettcher per l’aggressione con l’acido ai danni del 22enne Pietro Barbini. La giovane, infatti, è accusata anche di lesioni aggravate dalla premeditazione per aver tentato di evirare nel maggio 2014 un altro giovane che aveva avuto una relazione con lei. Deve rispondere anche di calunnia, perché poi disse che era stato il ragazzo a cercare di aggredirla.

Ieri, tra l’altro, alla coppia ‘diabolica’, in vista di una serie di perquisizioni disposte dal pm di Milano Marcello Musso e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili ed effettuate dalla polizia, sono stati contestati anche i reati di tentate lesioni, rapina e ricettazione in merito ad altri episodi datati tra il 15 e il 25 novembre scorso e già noti alle forze dell’ordine, tra cui il tentativo di gettare dell’acido addosso a un altro uomo, G. C., in via Nino Bixio. Il caso del tentativo di evirazione era già emerso nelle ore successive all’arresto della studentessa e del broker e un fascicolo sul caso era già stato aperto in Procura. Ora, però, anche questo filone di indagini è passato sul tavolo del pm Musso. E, da quanto si è saputo, sono state da poco formalizzate a carico della bocconiana anche le accuse di lesioni aggravate dalla premeditazione e calunnia per questo episodio. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 20 maggio 2014 la ragazza fissò un appuntamento per incontrare il giovane, anche lui studente bocconiano e con cui aveva avuto una breve relazione durante una vacanza l’estate precedente. I due si appartarono in macchina prima nei pressi dell’università, vicino a parco Ravizza, e poi nel parcheggio di un hotel in via Lampedusa. A quel punto, la giovane avrebbe insistito affinché si spostassero dai sedili anteriori a quelli posteriori per avere un rapporto sessuale e a un certo punto avrebbe detto a lui: “Chiudi gli occhi, perché ti devo fare un regalo!”. Quando il ragazzo li chiuse, Levato prese un coltello che aveva nascosto in un vano dell’auto. Secondo l’accusa, la bocconiana avrebbe nascosto quel coltello addirittura “alcuni giorni” prima, premeditando l’aggressione. L’uomo ha riportato ferite sia ad un mano, nel tentativo di proteggersi, che nelle parti intime. La studentessa è anche accusata di calunnia perché avrebbe poi denunciato il ragazzo, dicendo, in sostanza, che era stato lui a tentare di aggredirla. Secondo l’accusa, invece, la donna aveva scelto i sedili posteriori dell’auto, perché così il ragazzo non sarebbe potuto fuggire dato che l’auto non aveva le portiere posteriori. Intanto, il processo per l’aggressione a Barbini a carico della coppia, accusata di lesioni gravissime aggravate dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai motivi abietti, riprenderà il prossimo 27 gennaio.
Tratto da www.  ansa.it

Vigili Assenti: il 12 febbraio sciopero tutta Italia

VIGILI ASSENTI,ASSEMBLEA MINACCIA SCIOPERO E 'NUBI'SU DERBY

La decisione è stata presa dal sindacato Ospol-Csa che rappresenta la maggior parte dei vigili urbani degli 8 mila comuni italiani
Gli agenti della polizia locale di tutta Italia sciopereranno il prossimo 12 febbraio. La decisione è stata presa dal sindacato Ospol-Csa che rappresenta la maggior parte dei vigili urbani degli 8 mila comuni italiani. L’iniziativa anche dopo il caso dei ‘vigili assenti’ la notte di Capodanno a Roma.
Tratto da www. ansa.it

Charlie Hebdo: fermato complice Coulibaly

Al Qaeda nello Yemen rivendica l’attacco e minaccia nuove tragedie. Usa: video autentico
Tra le 12 persone fermate oggi nella banlieue di Parigi in relazione agli attentati terroristici della settimana scorsa c’è il principale complice di Amedy Coulibaly, quello che gli ha fornito “il più rilevante supporto logistico” e in particolare l’auto su cui viaggiava prima della sparatoria a Montrouge. Lo rivela iTelé. L’uomo, rivela ancora la rete all news, citando fonti vicine agli inquirenti, sarebbe stato individuato grazie a tracce di materiale genetico ritrovate nell’auto.

Diversi siti di media francesi sono fuori uso per quello che sembra un attacco informatico. La radio France Inter, il sito di informazione Mediapart, il sito 20minutes e anche Le Parisien – fra gli altri – sono irraggiungibili.

“La minaccia non è mai stata così forte. Lo stato islamico può essere in grado di fare attentati in Europa”. Lo ha detto il primo ministro, Manuel Valls, ai microfoni di Europe 1, aggiungendo: “è lungi dall’essere finita”.
“Non crediamo ci siano legami diretti” tra gli attentati terroristici in Francia e gli arresti in Belgio: lo ha detto il premier, intervistato da BFM-TV. “Bisogna essere prudenti”, ha detto ancora il Valls, aggiungendo: “Mi congratulo con le autorità del Belgio che hanno smantellato la rete”. E ancora: “Facciamo fronte alla stessa minaccia”. “Agiremo in modo implacabile”, la “Francia va avanti, la Francia è in piedi”.

E’ in corso un sequestro nell’ufficio postale di Colombes, nella periferia di Parigi. Secondo iTelè non ci sarebbero legami con il terrorismo ma sarebbe l’opera di uno squilibrato con problemi sentimentali. Due gli ostaggi.

A Parigi riapre Gare de l’Est, cessato allarme – Riaperta alle 9:30 la Gare de l’Est di Parigi, dopo un’ora e mezzo di perquisizioni da parte degli artificieri. La chiusura era stata disposta dalle ferrovie SNCF, nell’ambito del piano antiterrorismo Vigipirate, in seguito a una telefonata anonima e alla presenza di un bagaglio abbandonato.

“Sono i musulmani a essere le prime vittime del fanatismo, del fondamentalismo e dell’intolleranza”. Lo ha detto il presidente francese François Hollande, in un discorso all’Istituto del mondo arabo di Parigi.
“Il fondamentalismo islamico si nutre di tutte le contraddizioni, delle povertà, dei conflitti non risolti da troppo tempo, e sono i musulmani ad esserne le prime vittime”, ha aggiunto, invitando di nuovo ad “evitare le confusioni” tra estremisti violenti e musulmani moderati. “Gli atti contro i musulmani, così come l’antisemitismo, devono essere non solo denunciati, ma puniti con severità”, ha detto, ribadendo che la Francia si impegna a “difendere tutti i suoi cittadini” indipendentemente dalla religione.”Abbiamo un dovere di solidarietà nei confronti del mondo arabo”, ha aggiunto, citando in particolare il caso del conflitto siriano, in cui “a furia di non essere affrontata, è la forza che ha avuto la meglio. “Il mondo arabo è in piena mutazione, anche se non tutte le sue ‘primavere’ hanno prosperato”, ha proseguito Hollande, sottolineando che “questi cambiamenti richiedono tempo”. In questo contesto, “la sicurezza è necessaria ai popoli arabi, perché possano compiere il loro rinnovamento”.Intanto, la Lega araba ha annunciato al Cairo che studierà la possibilità di creare una “forza d’intervento rapido” anti-terrorismo. Secondo una dichiarazione letta dal segretario generale della Lega, Nabil el-Arabi, ad una riunione ministeriale straordinaria in corso nella capitale egiziana, la possibilità di formare una “forza d’intervento rapido araba per lottare contro il terrorismo” è conforme al Trattato arabo di difesa comune del 1950. El-Arabi ha esortato a tenere una riunione straordinaria del Consiglio di difesa arabo per esaminare i “meccanismi necessari” a creare questa “forza” d’intervento e i suoi presupposti “giuridici”.

Intanto funzionari dell’intelligence statunitense e francese vanno consolidando la convinzione che gli attacchi terroristici dei giorni scorsi a Parigi siano stati ispirati da al Qaida ma non direttamente sotto la sua supervisione. Uno dei due fratelli responsabili dell’attacco allo Charlie Hebdo avrebbe trascorso un breve soggiorno nello Yemen e avrebbe incontrato un leader di al Qaida. Tuttavia gli 007 statunitensi non sono convinti che l’attacco a Parigi sia stato diretto dall’estero. Gli investigatori non credono neanche che l’uomo che ha ucciso cinque persone in altre zone della città fosse d’accordo con i due fratelli. Queste ipotesi inquadrano gli attacchi in una ondata di violenza scatenata da individui disperati con simpatie per al Qaida, l’ Isis o i loro seguaci, ma che non coinvolti in una cospirazione internazionale, più facile da individuare.
Mentre secondo il sindacato di polizia francese “Abbiamo a che fare con una struttura ben organizzata tipo mafia”. Si tratta “individui molto pericolosi, uomini e donne: è davvero una guerra”, dice il portavoce di un sindacato di polizia francese Christope Crepin, intervistato dall’AP, parlando delle indagini legate alle stragi che hanno insanguinato Parigi. Secondo l’agenzia di stampa Usa, la casa-arsenale di Gentilly, nel sud di Parigi, era stata presa in affitto da Amedy Coulibaly, uno dei tre attentatori, quello delle stragi a Montrouge e Vincennes, “circa due settimane fa”. Nella zona, i vicini hanno detto di non aver notato nulla di particolare. Solo un testimone dice di aver visto Coulibaly frequentare regolarmente la palestra. Oltre al covo arsenale di Gentilly, gli investigatori stanno lavorando sulle fonti di finanziamento dei terroristi. Nella loro testimonianza all’Ap, alcuni dealer a lui associati raccontano che Coulubaly vendeva marijuana e hashish nella banlieue parigina, non più di un mese fa. Mentre i fratelli Kouachi, autori della strage a Charlie Hebdo, vendevano attrezzature sportive Made in China.

Mentre, oggi, Montreuil, la banlieue di Parigi in cui era residente, celebra Tignous, uno dei vignettisti uccisi nella strage a Charlie Hebdo. La sua bara è stata ricoperta di scritte e disegni. Alla cerimonia, nella sede del comune, partecipano diverse centinaia di persone. La sepoltura è prevista questo pomeriggio al cimitero di Père-Lachaise di Parigi. Tra i presenti, molti amici del vignettista, tra cui Patrick Pelloux, uno dei superstiti della strage, e il ministro della Giustizia, Christiane Taubira. Quest’ultima ha osservato la Francia è il Paese “di Voltaire e dell’irriverenza, abbiamo il diritto di ironizzare su tutte le religioni”. “Possiamo disegnare tutto, incluso il Profeta”, ha detto ancora Taubira.

La Francia si interroga ulla controversa sepoltura dei tre jihadisti abbattuti: Chérif Kouachi, Said Kouachi e Amedy Coilibaly. Per il momento, le salme sono all’istituto medico-legale del 12/mo arrondisemment Parigi, “il tempo delle indagini” e nell’attesa di una decisione sulla sepoltura. “Non disponiamo di informazioni, spetta alle famiglie decidere”, spiega il ministero dell’Interno al Figaro. Prossimamente, il procuratore della Repubblica dovrà autorizzare le famiglie a recuperare le spoglie dei tre defunti. Le famiglie, che hanno condannato gli assalti, dovranno poi esprimersi sul da farsi. Concretamente, la legge francese autorizza la sepoltura nel luogo di residenza, nel luogo di decesso o nel luogo in cui c’è una tomba di famiglia. Le alternative sono quindi numerose. Ma l’alzata di scudi di alcuni sindaci, che temono anche “pellegrinaggi” del terrore, non si è fatta attendere. Alcuni si rifiutano nettamente, altri storcono il naso, altri ancora potrebbero pretendere una forte presenza di polizia durante la sepoltura oltre una tomba anonima. Un simile dibattito si aprì anche ai tempi di Mohammed Merah, nel 2012, che alla fine venne sepolto con grande discrezione al cimitero di Cornebarrieu, a cinque chilometri da Tolosa dove venne abbattuto durante il blitz delle forze speciali.

Quella dell’altro giorno è stata un’anteprima tra satira e commozione. E con un nuovo video dell’attacco alla redazione del giornale satirico, lo scorso 7 gennaio. I vignettisti di Charlie Hebdo hanno presentato a Parigi la prima pagina del nuovo numero, già destinato ad entrare nella storia e suscitare altre polemiche. Sulla copertina c’è l’immagine di Maometto che piange. “Il nostro Maometto è simpatico. E’ il mio personaggio, esiste nella mia matita, esiste quando lo disegno”, ha detto il vignettista Luz, autore della copertina con Maometto del primo numero di Charlie Hébdo in edicola dopo l’attacco della scorsa settimana, ha spiegato la sua decisione. Ad un certo momento Luz è scoppiato in lacrime. Dopo alcune ore è stato anche anche diffuso un nuovo agghiacciante video dopo il massacro al giornale.Nel filmato amatoriale, mostrato dalla Cnn, i due fratelli, Said e Cherif Kouachi, fermarsi con la Clio nera con la quale erano fuggiti dopo la strage e caricare i mitra mentre urlano più volte “Abbiamo vendicato il profeta Maometto”. Davanti a loro una macchina della polizia. I due però, calmi e freddi, salgono a bordo della Clio e iniziano a sparare contro la volante che indietreggia, riuscendo così a fuggire.

“Ho disegnato un Maometto che piange, ho pianto anch’io”, ha aggiunto Luz.

L’autorità egiziana che emette gli editti religiosi (fatwa), la “Dar el Iftaa” del Cairo, attacca la pubblicazione delle caricature di Maometto annunciata nel nuovo numero di Charlie Hebdo. E’ “una provocazione non giustificabile dei sentimenti di 1,5 miliardi di musulmani nel mondo”, ha sostenuto la “casa della fatwa” in un comunicato.
Minacce a Canard Enchainé,”tocca a voi” – “Adesso tocca a voi”: questo messaggio minatorio sarebbe stato ricevuto dal settimanale satirico francese Le Canard Enchainé all’indomani dell’attacco contro Charlie Hebdo. Lo rivela lo stesso giornale.

Non solo Francia. Nuovi sviluppi nella lotta al terrorismo anche in Italia. La Procura di Roma ha aperto un’indagine su alcuni stranieri di fede islamica residenti in Italia sospettati di avere legami con la Jihad. Sarebbero una decina le persone iscritte, secondo quanto si è appreso, nel registro degli indagati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Quella di martedì è stata una giornata di omaggi alle vittime e funerali in Francia, dopo gli attacchi terroristici della settimana scorsa. L’evento più sentito i funerali di Ahmed Merabet, il poliziotto assassinato mercoledì scorso sul marciapiede davanti a Charlie Hebdo. L’agente sarà sepolto nel cimitero musulmano di Bobigny, nella banlieue più calda di Parigi. Merabet, il cui video atroce che ne mostra l’uccisione quando era già a terra ha scioccato la Francia, avrebbe compiuto 41 anni il mese prossimo.
Minacce a Canard Enchainé,”tocca a voi” – “Adesso tocca a voi”: questo messaggio minatorio sarebbe stato ricevuto dal settimanale satirico francese Le Canard Enchainé all’indomani dell’attacco contro Charlie Hebdo. Lo rivela lo stesso giornale.

Non solo Francia. Nuovi sviluppi nella lotta al terrorismo anche in Italia. La Procura di Roma ha aperto un’indagine su alcuni stranieri di fede islamica residenti in Italia sospettati di avere legami con la Jihad. Sarebbero una decina le persone iscritte, secondo quanto si è appreso, nel registro degli indagati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Chi è Amedy Coulibaly,giallo sulla compagna in fuga

Quella di martedì è stata una giornata di omaggi alle vittime e funerali in Francia, dopo gli attacchi terroristici della settimana scorsa. L’evento più sentito i funerali di Ahmed Merabet, il poliziotto assassinato mercoledì scorso sul marciapiede davanti a Charlie Hebdo. L’agente sarà sepolto nel cimitero musulmano di Bobigny, nella banlieue più calda di Parigi. Merabet, il cui video atroce che ne mostra l’uccisione quando era già a terra ha scioccato la Francia, avrebbe compiuto 41 anni il mese prossimo.
Seduta speciale all’Assemblea Nazionale: al posto del tradizionale question time, è in programma un discorso prima degli interventi dei gruppi politici. In chiusura il primo ministro Manuel Valls annuncerà le nuove misure contro il terrorismo. Alla fine della seduta, attesa la decisione sulla prosecuzione dell’impegno francese in Iraq, un passaggio obbligatorio quando una missione dura oltre quattro mesi. Nessun dubbio sull’esito positivo del voto.
In Israele i funerali di 4 vittime – Nel cimitero di Har ha-Manuhot di Gerusalemme si sono svolti i funerali delle vittime dell’ ‘Hyper Casher’ a Parigi. Le salme di Francois Michele Saada (55 anni), Yoav Hattab (22), Philippe Braham (45) e Yohan Cohen (22) sono giunte all’alba in Israele. Al rito funebre, condotto in ebraico e in francese, assistono il Capo dello stato Reuven Rivlin, il premier Benaymin Netanyahu e il laburista Yitzhag Herzog. La Francia è rappresentata da Segolene Royal, ministro dell’ecologia.
Caccia a sei complici, Hayat in fuga – C’è almeno un complice, un altro elemento di mistero che si aggira in libertà. Ma fonti di polizia citate dall’Associated Press evocano “fino a sei” terroristi legati alla cellula jiahdista ancora alla macchia: uno di loro sarebbe stato avvistato alla guida di una Mini Cooper registrata a nome di Hayat Boumeddiene, la compagna del killer Coulibaly. E nuove minacce sono arrivate alla Francia.
“Finché i soldati francesi occupano paesi come Mali o Centrafrica e bombardano la nostra gente in Siria e in Iraq, e finché la sua stupida stampa continuerà a offendere il Profeta, la Francia si esporrà al peggio”, ha tuonato Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) in un messaggio video pubblicato sui siti jihadisti e rilanciato dai media francesi. La compagna di Coulibaly, Hayat Boumeddiene, è sparita in Siria nei giorni in cui lui passava all’azione a Parigi. La Boumeddiene, ha fatto sapere ufficialmente la Turchia, ha soggiornato a Istanbul dal 2 all’8 gennaio per poi partire diretta in Siria. Coulibaly è inoltre sospettato anche di aver fatto esplodere un’autobomba a Villejuif, dintorni di Parigi, così almeno direbbe egli stesso nel video “postumo” comparso e poi fatto sparire dal web. Nel quale, fra l’altro, appare in modo sfocato una persona che assomiglia a Coulibaly.

In ogni caso, sarebbe proprio l’esistenza di questo video ad aver convinto gli inquirenti dell’esistenza di un “quarto uomo”, “complice”. Sarebbe questa persona, ovviamente, ad aver montato e diffuso il video in rete, dopo la morte di Coulibaly, “neutralizzato” nell’assalto dei reparti speciali venerdì sera al supermercato kosher.
Tratto da www. ansa.it

Siria, Greta e Vanessa libere: rientrate in Italia. Gentiloni: sul riscatto solo illazioni

Greta e Vanessa in Italia, arrivate a Ciampino

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane di 20 e 21 anni sequestrate in Siria alla fine di luglio, finalmente libere, sono rientrate a Roma alle 4 di questa mattina. Ad accoglierle, il ministro Gentiloni che ha riferito alla Camera sulla vicenda.

“Questa mattina, poco dopo le 4 a Ciampino, ho dato il bentornato a Greta e Vanessa: l’ho fatto a nome del governo e a nome dell’Italia intera”. Ha affermato il ministro degli Esteri intervenendo in Aula sulla liberazione delle due ragazze italiane, accompagnato da un applauso dell’aula. “Siamo contrari al pagamento di riscatti”; “L’Italia – ha detto – in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti: è’ la linea dell’Italia”. “Solo illazioni”. Così Gentiloni commenta le voci sul presunto pagamento di un riscatto per la liberazione delle due cooperanti.
“L’Italia, nella lotta al terrorismo non accetta lezioni da nessuno: siamo in prima fila, da tanti anni, dall’11 settembre e lo ribadiremo alla conferenza internazionale dei principali paesi della coalizioni anti-Isis”, ha affermato Gentiloni. “Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata”. “L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari”, ha aggiunto. “Leggo in queste ore di molti inviti alla prudenza e li condivido. E so che Greta e Vanessa saranno le prime a condividerli, dopo la drammatica esperienza che hanno vissuto. Tali inviti valgono per tutti, cooperanti e lavoratori, turisti e missionari, giornalisti”.

Sono cominciate in una caserma le audizioni di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Le ragazze vengono sentite dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. Gli inquirenti procedono per sequestro di persona con finalità di terrorismo. Al termine delle audizioni i verbali, come da prassi, saranno secretati. La procura di Roma è titolare ad indagare su tutti gli episodi criminali ai danni di italiani che si trovano in zone di guerra.

La felicità delle famiglie a casa in Lombardia

“Siamo tutti contenti, speriamo che Greta possa tornare a casa il più presto possibile e stare insieme alla sua famiglia”. Attendono il ritorno in paese di Greta Ramelli, la cooperante rapita in Siria e liberata ieri insieme all’amica Vanessa Marzullo, i cittadini di Gavirate, il piccolo centro affacciato sul lago di Varese dove vive la ragazza atterrata la scorsa notte all’aeroporto di Ciampino. Per ora non sono previsti festeggiamenti pubblici, ma in tanti hanno voluto manifestare la propria vicinanza alla famiglia. Stesso clima di felicità e di attesa tra i volontari del negozio del commercio equo e solidale ‘La bottega del mondo’, con cui collaborava Greta, che dopo il rapimento avevano esposto in vetrina una foto delle due ragazze. “Vorrei ringraziare la Farnesina e tutte le istituzioni che hanno lavorato per la loro liberazione”, scrive su Facebook Roberto Andervill, anche lui residente nel Varesotto, che insieme a Greta e Vanessa aveva fondato il progetto Assistenza sanitaria in Siria – Horryaty. “Ringrazio tutte le persone che ci sono state vicine – conclude – e che ci hanno sostenuto e difeso da attacchi ingiustificati e senza nessun senso. Ora ho il cuore colmo di gioia”.
Abbraccio commosso con i rispettivi genitori – Un lungo e commosso abbraccio quello di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo con i rispettivi genitori, parenti ed amici giunti dalla Lombardia, avvenuto in una saletta dell’aeroporto di Ciampino, lontano da giornalisti, fotografi e telecamere. Le famiglie delle due ragazze – a quanto si è appreso – sono giunte in auto, un po’ in ritardo a causa di una foratura: per Vanessa i genitori e il fratello; per Greta, oltre ai genitori, il fratello e la sua fidanzata, anche due amiche, compagne delle scuole medie, volontarie anche loro. Lacrime di gioia e abbracci per Greta e Vanessa che, nonostante la stanchezza hanno poi scambiato con parenti ed amici qualche frase, prima di concludere le procedure di rito e lasciare l’aeroporto.

Visite mediche, poi sentite in Procura – Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono state condotte all’ospedale militare del Celio per un controllo medico. In giornata saranno sentite dalla Procura di Roma che ha aperto un inchiesta sul loro rapimento. I genitori delle due volontarie sono già arrivati a Roma per incontrarle ma non sono stati visti all’aeroporto. Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate, in provincia di Bergamo, è una studentessa di Mediazione linguistica. E’ stata lei ad organizzare il progetto Horryaty, che riuniva varie associazioni di volontariato per portare medicine in Siria e tenere corsi di formazione di primo soccorso. Greta Ramelli, 20 anni, di Gavirate (Varese), è una studentessa di scienze infermieristiche e volontaria della Organizzazione internazionale di Soccorso. Ha svolto esperienze di cooperazione in Zambia e a Calcutta. Le due giovani erano state rapite il 31 luglio del 2014 nel nord della Siria, fra Aleppo e Idlib. In seguito, erano state cedute dai rapitori al fronte Al Nusra, il ramo siriano di al Qaida. Il 31 dicembre era stato diffuso un video in cui le due ragazze, vestite con un chador nero, chiedevano aiuto dal governo italiano e dicevano di rischiare di essere uccise. Il governo italiano, come d’uso, nega di avere pagato un riscatto. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ieri ha parlato di un versamento di 12 milioni di dollari (“La liberazione delle due ragazze mi riempie di gioia ma l’eventuale pagamento di un riscatto che permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora sarebbe una vergogna per l’Italia”). Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferirà oggi alle 13,30 alla Camera sulla vicenda.

Tratto da www. ansa.it