Quirinale, le dimissioni di Napolitano Renzi: «Il successore a fine mese»

napolitano si dimette
Alle 10.35 il capo dello Stato firma la lettera con cui lascia il Colle dopo quasi nove anni
Il 29 gennaio la prima seduta del Parlamento per l’elezione del nuovo presidente Quirinale, le dimissioni di Napolitano
Renzi: «Il successore a fine mese»
Alle 10.35 il capo dello Stato firma la lettera con cui lascia il Colle dopo quasi nove anni
Il 29 gennaio la prima seduta del Parlamento per l’elezione del nuovo presidente
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è dimesso e ha lasciato il Quirinale dopo quasi nove anni. Fu eletto la prima volta al Colle il 15 maggio 2006, la seconda il 20 aprile 2013, su richiesta di un ampio schieramento parlamentare, in difficoltà nella scelta del successore. Napolitano, che compirà novant’anni a giugno, è stato il primo presidente eletto per due mandati nella storia della Repubblica italiana (qui il suo percorso al Colle).Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è dimesso e ha lasciato il Quirinale dopo quasi nove anni. Fu eletto la prima volta al Colle il 15 maggio 2006, la seconda il 20 aprile 2013, su richiesta di un ampio schieramento parlamentare, in difficoltà nella scelta del successore. Napolitano, che compirà novant’anni a giugno, è stato il primo presidente eletto per due mandati nella storia della Repubblica italiana (qui il suo percorso al Colle).
La lettera e la cerimonia
Alle 10.35 Napolitano firma la lettera di dimissioni. Poco dopo, il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, lascia il Colle per consegnare il documento ai presidenti di Camera e Senato e al capo del Governo. Piero Grasso, presidente dell’Aula di Palazzo Madama, è il primo a ricevere la lettera e da quel momento detiene la supplenza del capo dello Stato. Verso mezzogiorno viene ammainata la bandiera con lo stemma della Presidenza della Repubblica. Napolitano nel cortile del Quirinale riceve gli onori dal picchetto delle forze armate e una copia dello stendardo presidenziale. Poi, si mette in marcia con la moglie Clio verso la loro casa nel Rione Monti, e una nuova fase della vita.
Esplora il significato del termine: Omaggi e ringraziamenti
Fin dalla mattina sono molti i personaggi della vita pubblica italiana e i leader stranieri a salutare e rendere un tributo a Napolitano. #GraziePresidente twitta il premier Matteo Renzi subito dopo le dimissioni. E Angelino Alfano, parlando a Radio anch’io: «Abbiamo apprezzato moltissimo il sacrificio fatto due anni fa quando è stato rieletto e so che la sua fatica era sincera. Un grande presidente». «Rispetto e gratitudine» esprimono Gianluca Susta e Andrea Mazziotti, capigruppo di Scelta Civica al Senato e alla Camera. Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, ricorda dell’ex capo dello Stato «il profondo senso delle istituzioni, unito a ineguagliabili doti di grande equilibrio».
Un pensiero per Napolitano arriva anche dal Papa. Dal suo viaggio nello Sri Lanka Francesco parla di un’«azione illuminata e saggia», che «ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, unità e concordia».Omaggi e ringraziamenti
Fin dalla mattina sono molti i personaggi della vita pubblica italiana e i leader stranieri a salutare e rendere un tributo a Napolitano. #GraziePresidente twitta il premier Matteo Renzi subito dopo le dimissioni. E Angelino Alfano, parlando a Radio anch’io: «Abbiamo apprezzato moltissimo il sacrificio fatto due anni fa quando è stato rieletto e so che la sua fatica era sincera. Un grande presidente». «Rispetto e gratitudine» esprimono Gianluca Susta e Andrea Mazziotti, capigruppo di Scelta Civica al Senato e alla Camera. Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, ricorda dell’ex capo dello Stato «il profondo senso delle istituzioni, unito a ineguagliabili doti di grande equilibrio».
Un pensiero per Napolitano arriva anche dal Papa. Dal suo viaggio nello Sri Lanka Francesco parla di un’«azione illuminata e saggia», che «ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, unità e concordia».
Le voci critiche
Ma c’è anche un fronte critico. «Uno dei peggiori presidenti della Repubblica, rinunci alla carica di senatore a vita», fanno sapere in una nota congiunta i capigruppo M5S di Camera e Senato, Andrea Cecconi e Alberto Airola. Non è stato «garante» e per questo «non lo rimpiangeremo», aggiungono. Dura anche Daniela Santanché di Forza Italia: «Bye bye Napolitano. L’Italia si libera di un presidente della Repubblica che prima di entrare al Quirinale si è dimenticato di togliersi la giacchetta della sinistra. Colpevole, tra i colpevoli, di non aver fermato la persecuzione politica e giudiziaria nei confronti di Silvio Berlusconi». «Intelligente e vispo fino alla fine – interviene Umberto Bossi -. La sua colpa è stata far cadere il governo Berlusconi per mettere Monti a Palazzo Chigi e, soprattutto, far saltare il federalismo fiscale». «Chi dopo Napolitano? #nonunaltrodisinistra» scrive su Facebook il segretario della Lega Nord Matteo Salvini.
La successione
La presidente della Camera Laura Boldrini ha fatto sapere che la prima votazione per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica si terrà il 29 gennaio alle 15. «A fine mese dovremo avere il nome del nuovo presidente», prevede Renzi. Il nuovo capo dello Stato viene eletto dal Parlamento in seduta congiunta (integrato da 58 rappresentanti delle Regioni). Un test importante per Renzi, premier e segretario del Partito democratico. Nel 2013 Pier Luigi Bersani non riuscì a far eleggere i sui candidati Franco Marini e Romano Prodi. Dopo poco si sarebbe dimesso da segretario e sarebbe nato il governo delle large intese.
Non si fermano intanto le ipotesi su chi potrebbe diventare il prossimo capo dello Stato (Qui l’analisi di Francesco Verderami). Tra i nomi che circolano c’è il presidente della Bce Mario Draghi, che proprio mercoledì mattina, in un’intervista alla Zeit, ribadisce però di non voler succedere a Napolitano: «È un grande onore naturalmente per me essere preso in considerazione – spiega – ma non è il mio lavoro».

Tratto da www.  corriere.it