Riforme, polemiche sulla seduta fiume alla Camera. M5s non partecipa alle votazioni

Riforme: Camera, M5S non partecipa a votazioni

Boschi: “avanti con un unico obiettivo: cambiare l’Italia”
Tensione in Aula alla Camera impegnata in una seduta fiume (ottenuta ieri dalla maggioranza tra le polemiche) per chiudere sulle riforme costituzionali.

La seduta, teoricamente senza soluzione di continuità, è stata sospesa per ‘cause tecniche’ in nottata, e dalle 9 è ricominciato l’esame degli emendamenti al testo. Trattandosi di una seduta unica rispetto a quella di ieri, l’opposizione stamani non ha potuto presentare alcun subemendamento ostruzionistico. Polemiche per la mancanza di numero legale in avvio di seduta con la presidente Boldrini che avrebbe espresso “irritazione” per le assenze.

Nella serata di ieri in Aula si è sfiorata la rissa tra esponenti della Lega e di Ncd dopo che questi ultimi hanno appoggiato la proposta di seduta-fiume.

Il Movimento cinque stelle è sulle barricate e ha annunciato di non voler partecipare alle votazioni. “Noi di M5S – ha detto la parlamentare del movimento, Fabiana Dadone – non prenderemo parte alle votazioni. Staremo in Aula ma non voteremo per non avallare la gravissima votazione sulla seduta fiume”. Siamo stati più che disponibili e continuiamo ad esserlo ma fino a quando non avremo risposta non parteciperemo a questa pagliacciata”, sottolinea Dadone.

No alla Costituzione cambiata con una prova di forza, va all’attacco anche Fi. “La modifica della Costituzione – si chiede polemicamente il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta – può essere strumentalizzata per una prova di forza sulla tenuta di un governo? O non dovrebbe essere semmai la solidità di una maggioranza politica vera, radicata, non occasionale, legittimata attraverso meccanismi elettorali non viziati, una maggioranza che prova anche a dialogare con le opposizioni, il presupposto per la delicatissima operazione che è la riforma della legge delle leggi? Guardando a quanto sta succedendo in questi giorni è evidente che siamo nel primo scenario. E solo chi è intellettualmente disonesto può negare che si tratti di uno scenario preoccupante dal punto di vista democratico”.

Alle polemiche replica via twitter il ministro Maria Elena Boschi: “Ieri – twitta – al lavoro fino a notte inoltrata alla Camera. Si ricomincia stamani con un unico obiettivo: cambiare l’Italia”. Al messaggio Boschi accompagna l’hashtag “#lavoltabuona”.

Oltre alla questione dell’ostruzionismo, sulle riforme restano comunque da sciogliere ancora alcuni nodi dentro la stessa maggioranza. Due i capitoli principali, su cui insiste la minoranza Pd: quello legato alle norme transitorie per il ricorso preventivo alla Corte costituzionale in materia di legge elettorale e quello relativo alla possibilità di scorporare le spese per investimenti dal pareggio di Bilancio previsto in Costituzione, a cui si aggiungono i capitoli relativi al procedimento legislativo, alle competenze Stato-Regioni nonché quello relativo al quorum necessario per la dichiarazione di guerra.

Per quanto riguarda il cosiddetto sindacato di costituzionalità all’interno dello stesso Pd si confrontano diverse posizioni: il testo attuale prevede che sia necessario 1/3 dei parlamentari per chiedere una valutazione preventiva alla Corte costituzionale delle riforme del sistema di voto mentre tra gli esponenti della minoranza Dem c’è chi vorrebbe portare l’asticella a 1/10 e chi addirittura vorrebbe che il meccanismo fosse automatico, prevedendo tra l’altro che possa valere anche in via transitoria per l’Italicum.

Intanto l’Italicum è stato assegnato il 5 febbraio scorso alla commissione Affari Costituzionali della Camera guidata dall’azzurro Francesco Paolo Sisto. Ma – secondo quanto viene spiegato – non sarà all’ordine del giorno dei lavori della commissione prima di marzo. Dopo l’ok del Senato il governo, come ha ricordato anche di recente il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, considera il testo blindato e non vuole modifiche. La minoranza Dem, però, insiste sulla necessità di cancellare i capilista bloccati (un meccanismo che – accusa – di fatto ripropone il difetto del Porcellum di creare un Parlamento di nominati). Il testo prevede il premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti. Secondo turno tra i due partiti piu’ votati se nessuno supera quella soglia. Sbarramento al 3% e capilista bloccati.

Tratto da www. ansa.it